L’analisi della Commissione europea si è focalizzata sulle emissioni tank-to-wheel, escludendo la produzione di energia e carburante. Il trasporto su strada ha ricevuto più finanziamenti di qualsiasi altro settore legato alla mobilità.
Sono 2,3 i miliardi di euro che l’Unione europea ha deciso di investire in ricerca e innovazione per l’energia alternativa a basse emissioni per i trasporti nel Vecchio continente. È quanto emerge dal rapporto recentemente pubblicato dal Centro comune di ricerca della Commissione europea che analizza i dati del Transport Research and Innovation Monitoring and Information System (Trimis), lo strumento della Commissione europea per mappare le tendenze della tecnologia dei trasporti e le capacità di ricerca e innovazione. Il rapporto non affronta la produzione di energia e carburante e si concentra sui progetti selezionati e finanziati dall'Unione europea da Trimis con data di scadenza a partire dal 2019.
In base al rapporto, le stazioni di rifornimento di gas naturale liquefatto (380,8 milioni di euro per 25 progetti), seguite dai biocarburanti per il trasporto stradale (236,9 milioni di euro per 31 progetti) e dai carburanti alternativi per l'aviazione (373 milioni di euro per 10 progetti) sono tra le tecnologie con i maggiori investimenti. Questo riguarda specificamente l'energia e le emissioni tank-to-wheel (le emissioni dirette allo scarico dei veicoli). L'analisi esclude quindi le emissioni well-to-tank (le emissioni indirette, immesse nell’atmosfera durante la produzione dei combustibili: estrazione, trasporto, raffinazione e distribuzione).
Nel periodo di riferimento, le tecnologie a idrogeno sono quelle che hanno ricevuto la quota maggiore di investimenti, con 67 progetti e un valore totale di finanziamento superiore a 1,2 miliardi di euro. I carburanti a base di metano, ad esempio il gas naturale compresso (Gnc) e il gas naturale liquefatto (Gnl), rappresentano la seconda voce di destinazione dei finanziamenti con 60 progetti all’attivo un finanziamento pari a 944 milioni di euro. Altri progetti di ricerca ancora in corso riguardano invece il gas di petrolio liquefatto (Gpl). Come sottolinea il rapporto, “le nuove tecnologie e i cambiamenti hanno bisogno di tempo, pertanto i periodi di transizione sono molto importanti insieme all'uso corretto dei vari carburanti alternativi disponibili”.
Nel rapporto, il Centro comune di ricerca della Commissione Ue, sottolinea che i carburanti con il più alto potenziale economico sono già sul mercato (ad esempio i carburanti a base di metano e il Gpl), ma hanno un vantaggio ambientale complessivo limitato rispetto ai carburanti convenzionali (benzina e diesel). D'altra parte, i carburanti rinnovabili con un più alto potenziale di decarbonizzazione non sono disponibili in quantità sufficienti (ad esempio i biocarburanti convenzionali a basso rischio di cambiamento indiretto della destinazione d'uso dei terreni) o non sono ancora commercialmente validi (ad esempio i biocarburanti avanzati, l'idrogeno e i carburanti paraffinici sintetici), e non ci sono abbastanza infrastrutture per la loro diffusione in Europa.
“Le politiche sui carburanti alternativi dovrebbero prendere in considerazione l'attuale avanguardia delle energie alternative a basse emissioni per i trasporti”, si legge nel rapporto. Secondo il Centro comune di ricerca della Commissione Ue dovrebbero essere oggetto di valutazione “tutti i potenziali impatti per fissare obiettivi realistici che assicurino la decarbonizzazione del settore dei trasporti alla massima velocità possibile, per raggiungere gli obiettivi climatici dell'Ue”. In questo contesto, il rapporto precisa che il programma di finanziamento della ricerca e dell'innovazione “Horizon Europe” (2021-2027) promuoverà tecnologie lungimiranti ed eviterà la dipendenza da infrastrutture e tecnologie fossili.