I rappresentanti di Toyota, Snam e NE Nomisma Energia nella recente audizione alla Camera hanno delineato il quadro della filiera dell’idrogeno alla luce del PNRR evidenziando, tra l’altro, la necessità di includere l’uso delle stazioni di rifornimento anche per il trasporto leggero, oltre che per quello pesante
L’idrogeno rappresenta una risorsa fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione per il 2030, ma occorre chiarezza sulle normative, l’utilizzo delle infrastrutture esistenti e l’inclusione delle stazioni di rifornimento di idrogeno anche per il trasporto leggero all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Sono questi alcuni dei punti emersi nell’audizione dei rappresentanti di Toyota, Snam e NE Nomisma Energia davanti alla commissione Attività produttive della Camera dei deputati, tenutasi mercoledì 30 giugno nell’ambito della discussione della Risoluzione 7-00609 Vallascas recante iniziative per il sostegno della trasformazione energetica, delle fonti rinnovabili e, in particolare, della filiera dell’idrogeno.
Nel suo intervento, Andrea Saccone, Communication & External Affairs General Manager di Toyota Motor Italia, ha sottolineato la necessità di includere nel Piano nazionale di ripresa e resilienza l’uso delle stazioni di rifornimento per l’idrogeno anche per il trasporto leggero, oltre che per quello pesante. Saccone ha fatto notare che il PNRR ha posto un’enfasi sullo sviluppo dell’idrogeno anche nel settore dei trasporti, ma ha rilevato la presenza di “incoerenze negli investimenti sulla realizzazione delle stazioni di rifornimento per l’idrogeno: si fa riferimento solo al trasporto pesante, escludendo l’utilizzo di tali punti di rifornimento per le automobili e per i veicoli commerciali leggeri”. Il rappresentante di Toyota ha giudicato quindi opportuno che “i punti di rifornimento per il trasporto pubblico di bus e treni seguano le stesse caratteristiche tecniche e siano messe a disposizione anche per le automobili a servizio taxi o per i veicoli privati”.
Riguardo al decreto legislativo di recepimento della direttiva Dafi del 2016, che ha previsto la creazione di un numero adeguato di punti di rifornimento per l’idrogeno, “è necessario estendere all’idrogeno gli obblighi previsti per la diffusione degli altri combustibili alternativi, che sono in capo ai concessionari e alle Regioni, rapportati ai criteri indicati nel Quadro strategico nazionale”, ha aggiunto Saccone. Per quanto riguarda il Dpcm 1360/2019, che adotta il Piano strategico nazionale per la mobilità sostenibile, il rappresentante di Toyota ha sottolineato la necessità di chiarire alle amministrazioni locali che i fondi allocati possono essere fruiti sia per il rinnovo dei mezzi adibiti al trasporto pubblico locale con veicoli a idrogeno, sia per la realizzazione della rete infrastrutturale per l’idrogeno “che preveda stazioni con una pressione di erogazione a 700 bar per trasporto pesante e leggero ad uso promiscuo”.
La Head of Technical Hydrogen Snam, Dina Lanzi, ha fatto presente nell’audizione che il 75 per cento della rete infrastrutturale di Snam, in termini di condotte, è già compatibile per il trasporto dell’idrogeno. Lanzi ha annunciato che Snam sta mettendo a punto una procedura “che ci permette di acquistare tutto materiale hydrogen-ready, pronto per il trasporto dell’idrogeno” e che la società “vuole mettere a disposizione l’infrastruttura per lo sviluppo efficiente del mercato dell’idrogeno attraverso tre direttrici: le pipeline, le stazioni di compressione e lo stoccaggio sotterraneo”. La rappresentante di Snam ha precisato che non c’è alcun effetto sulla diminuzione della vita utile dell’infrastruttura e che il costo dell’idrogeno verde potrebbe diminuire “nel momento in cui si sviluppasse un mercato massivo con sistemi di produzione efficienti”.
Infine, il presidente di NE Nomisma Energia, Davide Tabarelli, ha affermato che “gli obiettivi sulle energie rinnovabili al 2030 sono irraggiungibili” principalmente per problemi di autorizzazione e che pertanto "abbiamo bisogno dell’idrogeno". Tabarelli ha sottolineato come nel mondo crescano la domanda di fossili e le emissioni di anidride carbonica, e che solo una pandemia ha ridotto tali emissioni nel 2020 dell’otto per cento. “La crescita maggiore delle energie rinnovabili è giunta dalle bioenergie, in particolare dalla legna”, ha spiegato il rappresentante di Nomisma Energia, segnalando come la nostra economia sia già un’economia a idrogeno, finora associato al carbonio, e come l’Italia possa riprendere in mano certi filoni di ricerca avviati in passato dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea).