Diverse major, da Royal Dutch Shell a ExxonMobil, stanno mettendo a punto tecnologie e aprendo impianti per produrre combustibili sostenibili e rinnovabili
Diverse grandi società petrolifere stanno scegliendo la strada dei carburanti sostenibili. Nei Paesi Bassi la Royal Dutch Shell costruirà un impianto di biocarburanti a Rotterdam e prevede per il 2024 una capacità di produzione di circa 820 mila tonnellate di carburante rinnovabile all'anno, che lo farebbe diventare uno dei più grandi stabilimenti di questo tipo in Europa. L'impianto produrrà le miscele a partire dai rifiuti sotto forma di olio da cucina usato, grasso animale e altri prodotti residui. Le materie prime di tali rifiuti saranno integrate dagli oli vegetali sostenibili.
Il piano segue l'impegno assunto da Shell a febbraio di eliminare le emissioni nette di anidride carbonica entro il 2050, di fronte alla crescente pressione degli investitori per combattere il cambiamento climatico. Il carburante sostenibile per l'aviazione potrebbe costituire più della metà della capacità dell'impianto di Rotterdam, con il resto dedicato al diesel rinnovabile, in base alla domanda dei clienti.
Il diesel rinnovabile sarà prodotto anche da ExxonMobil Catalysts and Licensing, che ha introdotto la tecnologia di processo ExxonMobil Renewable Diesel (Emrd) per soddisfare le esigenze di mobilità, utilizzando materie prime rinnovabili. Questa nuova tecnologia di processo converte le materie prime, tra cui oli vegetali, oli da cucina non convertiti e grassi animali, in diesel rinnovabile. L’Emrd è un processo a due fasi in cui l'idrotrattamento e la decerazione sono controllati separatamente e fornisce il potenziale per produrre jet fuel come prodotto secondario.
Dato il notevole interesse per la produzione di carburanti rinnovabili per l’aviazione, la ExxonMobil sta anche sviluppando soluzioni avanzate di catalizzatori e tecnologie di processo che consentiranno ai licenziatari del processo Emrd di personalizzare la quantità di jet fuel rispetto al diesel prodotto. Una linea seguita da Eni e Aeroporti di Roma, che hanno firmato un accordo per la decarbonizzazione del settore aereo e per lo sviluppo di carburanti sostenibili per l’aviazione. L’obiettivo delle due società è di favorire il processo di transizione ecologica degli aeroporti, introducendo i Sustainable Aviation Fuels (Saf).
Tiene banco anche lo sviluppo del biometano: secondo dati forniti dal Consorzio italiano biogas (Cib) nel nostro Paese, sono operativi più di 1.500 impianti di biogas, di cui oltre l’80 per cento in ambito agricolo. Questo significa che l’Italia potrebbe produrre al 2030 fino a 8,5 miliardi di metri cubi di biometano, pari a circa il 12-13 per cento dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale. Attualmente, sul territorio nazionale sono 24 gli impianti per la produzione di biometano con una produzione, fino a oggi, di circa 155 milioni di metri cubi, tutti utilizzati nel settore del trasporto. Un biocarburante completamente “made in Italy” che potrebbe rivelarsi fondamentale anche per ridurre la dipendenza da combustibili fossili dagli altri Paesi.