Il segretario generale di Assopetroli-Assoenergia e il presidente di Unione energie per la mobilità (Unem) illustrano gli ostacoli che gli associati stanno affrontando per cercare di uscire dalla crisi e mettono in evidenza alcuni punti critici del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)
Dopo il difficilissimo 2020, si intravede qualche segnale incoraggiante, ma restano molti ostacoli per la ripresa, soprattutto per le piccole e medie imprese. Questo il quadro della situazione attuale tracciato da Sebastiano Gallitelli, segretario generale di Assopetroli-Assoenergia, e Claudio Spinaci, presidente dell’Unione energie per la mobilità (Unem).
“L’impatto è stato significativo anche perché le nostre aziende hanno continuato a lavorare senza mai fermarsi per il ruolo strategico che il settore ricopre nell’assicurare gli approvvigionamenti di carburanti, questo praticamente in assenza di domanda. Le conseguenze sono state particolarmente pesanti nella prima fase dell’emergenza sanitaria con consumi dei carburanti ridotti del 50-60 per cento e punte del 90 per cento nel settore aereo. Nel complesso, il 2020 ha chiuso con una perdita dei consumi di oltre dieci milioni di tonnellate (-17 per cento)”, sintetizza Spinaci, la cui associazione rappresenta le principali aziende che operano in Italia nell’ambito della lavorazione, della logistica e della distribuzione dei prodotti petroliferi, di prodotti energetici low carbon e di nuove realtà industriali attive nell’innovazione della mobilità.
Venendo all’anno in corso, “in questa prima parte di 2021 ci sono stati alcuni segnali di recupero parziale in alcuni segmenti di trasporto, ma siamo ancora distanti dai livelli pre-Covid”, prosegue il presidente di Unem. “Speriamo di poter arrivare ad una ripresa più significativa nella seconda metà dell’anno con il procedere della vaccinazione e la piena riapertura delle attività. Molto dipenderà poi dall’andamento della stagione turistica”, auspica Spinaci, precisando che “la crisi più grave la sta attraversando la raffinazione che alla crisi dei volumi aggiunge una congiuntura internazionale nettamente sfavorevole, con margini depressi ormai dal quarto trimestre 2019”.
Secondo Gallitelli le ripercussioni della crisi sugli associati – imprese attive nel settore dei prodotti e servizi energetici – sono ancora forti, anche per l’inadeguatezza del sostegno ricevuto: “Sin dal principio della pandemia tutte le Pmi della filiera hanno subito duri contraccolpi, ma non hanno mai fatto mancare la sicurezza di un servizio non interrompibile ed essenziale per i cittadini. Nonostante la crisi sanitaria si protragga da oltre un anno, portando con sé una grave congiuntura economica e una forte contrazione della domanda, alle imprese del comparto va anche riconosciuto il merito di aver continuato ad investire sulla commercializzazione di carburanti alternativi e con impatto ambientale ridotto. Ciononostante, le imprese da noi rappresentate sono state dimenticate da tutti i recenti decreti ristori. Una scelta miope, denunciata dalla nostra Associazione, che rischia di avere serie conseguenze”. Il segretario generale di Assopetroli-Assoenergia fa presente che “in assenza di un sostegno alla ripresa, molti operatori storici rischiano infatti di essere estromessi dal mercato, già da tempo caratterizzato da marginalità sempre più ridotte”.
Per quanto riguarda le prospettive, i due dirigenti esprimono riserve e critiche sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
“La transizione energetica non potrà concretizzarsi se il supporto politico ed economico saranno accordati esclusivamente ad una ristretta cerchia di fonti energetiche e tecnologie, prevedendo la progressiva messa al bando di altre. L’Unione europea ha impiegato circa 30 anni per abbattere le proprie emissioni del 20 per cento. Ora, in meno di un decennio, si pone l’obiettivo colossale di conseguire un’ulteriore riduzione del 35 per cento, per poi arrivare alla completa decarbonizzazione al 2050”, premette Gallitelli. “Una sfida epocale come questa richiede il contributo di tutte le soluzioni a disposizione. Servono quindi politiche che incentivino in modo neutrale e concorrenziale la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie sempre più performanti. Operare oggi una scelta ideologica, a favore di un numero limitato di tecnologie, rischia di minare il raggiungimento dell’obiettivo e di cristallizzare il mercato su soluzioni potenzialmente subottimali nel medio-lungo termine, sia da un punto di vista ambientale che economico”, avverte il segretario generale di Assopetroli-Assoenergia.
Gallitelli elenca, quindi, una serie di criticità: “In questo senso il Piano appare limitato, laddove si concentra esclusivamente sul sostegno allo sviluppo di alcune specifiche filiere, quali quella del biometano e dell’idrogeno, trascurando completamente soluzioni e tecnologie complementari e altrettanto promettenti; un esempio su tutti: i carburanti sintetici. A destare perplessità, inoltre, è l’eccessivo affidamento del Piano sull’elettrificazione dei consumi, che a nostro giudizio richiede tempi – oltreché investimenti – non compatibili con quelli realmente a disposizione. Peraltro, prodotti e tecnologie non sono stati gli unici ad essere trascurati dal Piano. Grande assente è anche l’infrastruttura che più di altre è destinata ad avere un ruolo di ponte verso la transizione energetica: la rete distribuzione dei carburanti”.
“L’ammodernamento e la riconversione di questo asset strategico dovranno necessariamente essere sostenuti da un piano pubblico, capace anche di orientare e attrarre gli investimenti privati. Ribadiamo pertanto l’urgenza che questa lacuna venga colmata attraverso il ricorso alle risorse supplementari destinate agli investimenti complementari al Pnrr”, suggerisce Gallitelli.
Anche per Spinaci non mancano lacune: “Da quanto ho potuto capire, per il nostro settore mi sembra che l’impostazione generale non si discosti molto da quella del precedente governo, dove era completamente trascurato il ruolo strategico della filiera petrolifera nell’ambito della transizione. Anche questa versione del Pnrr parla solo di idrogeno ‘verde’ che oggi è ancora troppo costoso e non è realistico pensare di arrivarci senza passare dal ‘blu’. È un fattore abilitante e non un impedimento. L’idrogeno, tra l’altro, è un elemento chiave per la produzione dei carburanti sintetici”.
“Da tempo stiamo lavorando sullo sviluppo di prodotti decarbonizzati a costi sostenibili. Abbiamo proposto molti progetti in tal senso, ma di essi non troviamo traccia nel piano appena approvato. Quanto alle infrastrutture, si parla di rete carburanti solo come luogo dove installare colonnine elettriche, quando, oltre a ciò, ci sarebbero problemi ben più urgenti da risolvere in termini di tenuta economica dell’intera filiera. Eppure, le risoluzioni sul Pnrr approvate dalle Camere solo poche settimane fa avevano recepito le preoccupazioni da noi espresse nelle audizioni, dando indicazioni molto chiare sul ruolo che il nostro settore dovrebbe svolgere, di cui non si è tenuto conto”, prosegue il presidente di Unem.
“È evidente che c’è molta delusione per questa mancata attenzione, soprattutto in un momento molto delicato come quello attuale in cui, a fronte di uno stato di crisi evidente, è comunque necessario continuare ad investire miliardi di euro per la trasformazione della filiera e per continuare a garantire con continuità e in piena sicurezza gli approvvigionamenti che servono per far muovere il Paese”, è la sintesi di Spinaci.
Quali dovrebbero essere, dunque, le azioni prioritarie da intraprendere per rilanciare il settore anche alla luce della transizione energetica?
“Tra i fattori abilitanti metterei al primo posto il riconoscimento, da parte dei decisori politici, del valore strategico del settore e della necessità di una sua evoluzione di lungo termine, poi una normativa finalmente basata sulla neutralità tecnologica con l’avvio di un metodo di valutazione delle emissioni climalteranti che tenga conto dell’intero ciclo di vita, e non solo allo scarico, per valorizzare adeguatamente il contributo dei biocarburanti e dei carburanti a basso o nullo contenuto di carbonio, magari prevedendo una loro detassazione. Infine, una finanza pubblica e privata non discriminatoria”, risponde Spinaci. Secondo il presidente di Unem “su queste basi molte aziende sarebbero pronte ad accelerare gli investimenti necessari alla graduale trasformazione dei loro impianti, ma devono essere messe nelle condizioni di poterlo fare”.
Il dirigente cita poi altre realtà che potrebbero essere di ispirazione: “In alcuni Paesi, ad esempio Norvegia e Germania, sono stati già avviati progetti pilota per lo sviluppo dei carburanti sintetici. Purtroppo, in Italia, a causa di una impostazione non proprio libera da pregiudizi, stiamo accumulando ritardi, con le aziende internazionali che, come abbiamo visto nel recente ‘Refining Forum’ promosso dalla Commissione europea, annunciano investimenti in Paesi dove i loro progetti sono inseriti in una visione di lungo termine condivisa”.
Per Gallitelli una priorità è certamente il confronto con i distributori. “La rete di distribuzione di carburanti italiana è tra le più capillari d’Europa, con i suoi 22 mila punti vendita e centinaia di depositi di stoccaggio disseminati su tutto il territorio. Sarà grazie a questa infrastruttura se gli automobilisti potranno continuare a fare il pieno in sicurezza. E non mi riferisco soltanto al ‘classico’ pieno di benzina o gasolio: i punti vendita stanno già ampliando la propria offerta con una gamma sempre più vasta di carburanti alternativi, compresa l’elettricità. Se infatti la diffusione della mobilità elettrica è ancora condizionata dalle difficoltà di trovare spazi idonei alla ricarica e di stoccare l’elettricità per renderla sempre disponibile, la rete di distribuzione dei carburanti viene in soccorso con i suoi piazzali, presso i quali sarà possibile sostare durante la ricarica e installare sistemi di accumulo alimentati da fonti di energie rinnovabili (Fer). Sorprende quindi che il settore della distribuzione non abbia avuto il giusto risalto nel Pnrr; l’unico riferimento che si rintraccia, infatti, è allo sviluppo di 40 impianti di distribuzione di idrogeno e allo sviluppo dei punti di ricarica veloce”, spiega il segretario generale di Assopetroli-Assoenergia.
“Al netto di queste singole misure, sicuramente apprezzabili, è necessario però che in fase di attuazione del Piano sia previsto un più ampio piano di valorizzazione della rete, che incentivi l'investimento pubblico/privato, senza preconcetti ideologici, premiando chi è disposto ad investire nella transizione energetica. Per centrare l’obiettivo occorre però mettere subito in cantiere dei tavoli di lavoro con tutti gli stakeholder e definire con pragmatismo le linee strategiche da perseguire. Solo attraverso il dialogo si potrà realizzare una riforma efficace, scevra da obblighi che inibiscono la libertà imprenditoriale e capace di incentivare ulteriori investimenti nella transizione energetica”, conclude Gallitelli.